lunedì 31 dicembre 2007

Ricordando Marzio


“Credo nei valori del radicamento, della identità e della libertà; nei valori che nascono dalla tutela della dignità personale. Sono convinto che la vita non può ridursi allo scambio, alla produzione o al mercato, ma necessita di dimensioni più alte e diverse. Penso che l’apertura al sacro ed al bello non siano solo problemi individuali. Credo in una dimensione etica della vita che si riassume nel senso dell’onore, nel rispetto fondamentale verso se stessi, nel rifiuto del compromesso sistematico, e nella certezza che esistono beni superiori alla vita e alla libertà per i quali a volte è giusto sacrificare vita e libertà.”
Marzio Tremaglia
da: Cultura contro disinformazione (vent’anni di battaglie)
Un messaggio splendido, vero, verissimo. Utile forse oggi ancor più di ieri!
Francesco Caccetta

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimenti a Francesco Caccetta. Si è ricordato di un grande "giovane" di Destra, Marzio Tremaglia.
Marzio dice una grande verità che pochi riconoscono: non siamo nati per vivere come bruti! (la citazione è "dantesca").

Anonimo ha detto...

Marzio Tremaglia? Purtroppo solo in pochi ricordano i buoni esempi.

Anonimo ha detto...

incentiviamo lo studio di figure come M. Tremaglia il cui contributo culturale e politico è un patrimonio inestimabile per l'uomo di destra.
Suggerisco un altro nome di sicuro riferimento politico per tutti noi: Beppe Niccolai
SALVATORE RUBERTI

Anonimo ha detto...

ONORE AI NOSTRI CADUTI

La Strage di Acca Larentia avvenne a Roma alle 18.20 del 7 gennaio 1978 quando tre attivisti del Fronte della Gioventù uscirono dalla sede del Movimento Sociale Italiano di via Acca Larenzia, nel popolare quartiere Tuscolano, per un volantinaggio inerente un concerto del gruppo di musica alternativa "Gli Amici del Vento".

L'agguato
Appena usciti dalla sede, i tre militanti di destra furono investiti dai colpi di diverse armi automatiche sparati da un gruppo di fuoco di 5 o 6 persone; uno di loro, Franco Bigonzetti, ventenne iscritto al primo anno di medicina e chirurgia, fu ucciso sul colpo, mentre il secondo, Vincenzo Segneri, seppur ferito ad un braccio, riuscì a rientrare nella sede del partito, dotata di porta blindata.
Il terzo, Francesco Ciavatta, liceale diciottenne, pur essendo ferito, tentò di fuggire attraversando la scalinata situata al lato dell'ingresso della sezione ma, seguito dagli aggressori, fu colpito nuovamente alla schiena; morì in ambulanza durante il trasporto in ospedale.
Nelle ore seguenti, col diffondersi della notizia dell'agguato, una sgomenta folla, composta soprattutto da attivisti missini romani, si radunò sul luogo.
In seguito, per motivi ed in circostanze non chiari, scaturirono dei tafferugli che provocarono l'intervento delle forze dell'ordine con cariche e lancio di lacrimogeni. Le apparecchiature video di giornalisti RAI furono danneggiate.
In tale frangente, il Capitano dei Carabinieri Edoardo Sivori sparò ad altezza d'uomo, centrando in piena fronte il diciannovenne Stefano Recchioni, militante della sezione di Colle Oppio e chitarrista del gruppo di musica alternativa Janus[1], a cui il cantautore Fabrizio Marzi dedicò nel 1979 la canzone "Giovinezza"; il giovane morì dopo due giorni di agonia. Alcune testimonianze sostengono di aver visto Sivori tentare di sparare nel mucchio di persone ma, inceppatasi l'arma, si sarebbe fatto prestare la pistola da un collega.
Alcuni mesi dopo la strage il padre di Ciavatta, operaio, si suicidò per la disperazione, gettandosi dalla finestra della sua casa in piazza Tuscolo.

Anonimo ha detto...

La rivendicazione
Il raid fu rivendicato alcuni giorni dopo tramite una cassetta audio fatta ritrovare accanto ad una pompa di benzina; in tale nastro la voce contraffatta di un giovane, a nome dei Nuclei Armati di Contropotere territoriale, lancia il seguente messaggio:

« Un nucleo armato, dopo un’accurata opera di controinformazione e controllo alla fogna di via Acca Larenzia, ha colpito i topi neri nell’esatto momento in cui questi stavano uscendo per compiere l’ennesima azione squadristica. Non si illudano i camerati, la lista è ancora lunga. »
(Rivendicazione della strage di Acca Larenzia a nome dei "Nuclei Armati di Contropotere territoriale")


Le indagini
Per circa 10 anni le indagini non portarono a conclusioni: solo nel 1988 si scoprì che la mitraglietta Skorpion usata nella strage di Acca Larenzia fu la stessa usata in altri tre omicidi firmati dalle Brigate rosse, ossia quelli dell’economista Ezio Tarantelli, dell’ex sindaco di Firenze Lando Conti e del senatore Roberto Ruffili.Un anno prima una ex terrorista pentita, Livia Todini, tredicenne studentessa liceale all'epoca della strage, affermò di esser stata presente ad una riunione dove si pianificava l'agguato, accusando degli ex militanti di Lotta Continua: si trattava Mario Scrocca, Fulvio Turrini, Cesare Cavallari, Francesco de Martiis e Daniela Dolce.
Quest'ultima riuscì a non farsi catturare, rimanendo latitante, mentre Scrocca fu arrestato e si tolse la vita in cella il giorno dopo essere stato interrogato dai giudici. Gli altri tre imputati, pur essendo arrestati, furono assolti in primo grado per insufficienza di prove.

Il primo anniversario
La vicenda ebbe un ulteriore strascico in occasione delle manifestazioni del primo anniversario. Il 10 gennaio 1979, infatti, scoppiarono di nuovo dei tumulti durante i quali l'agente di polizia in borghese Alessio Speranza sparò al diciassettenne Alberto Giaquinto, uccidendolo: successivamente l'agente fu prosciolto dall'accusa di omicidio.