Il Popolo a cui, secondo l’art. 1 della Costituzione, appartiene la sovranità è stato sottilmente defraudato dalla pienezza del suo esercizio, ormai svuotato da ogni contenuto.
Ciò che resta di un principio che ha determinato le sorti della prima e della seconda Repubblica è solo la sua titolarità, dell’usufrutto si sono appropriati le oligarchie romane che, con l’esercizio dell’uso e dell’abuso, decidono l’esatta composizione del Parlamento, tanto in caso di sconfitta che di vittoria, ben prima che il cittadino si rechi nelle urne.
Fin dalla composizione delle liste elettorali, in teoria due persone, in pratica una decina, decidono chi sarà seduto sugli scranni del Parlamento, riservando al popolo, a cui per precetto costituzionale apparterebbe la sovranità, solo il diritto di approvare un progetto compiuto sin nei suoi dettagli più minuti, grazie ad un sistema elettorale di antica e fascista memoria.
Anzi, si è introdotto un sistema di potere che ci ha riportato indietro di alcuni secoli.
Non è difficile infatti immaginare le sedi nazionali dei partiti, come una corte con un signorotto attorniato dai vassalli e, se la rappresentazione è realistica, a noi non resta che il ruolo dei sudditi.
Altro che democrazia compiuta: secoli di storia, di lotta civile prima che politica spazzati via da una riforma elettorale.
Il vassallo infatti, dovrà solo compiacere il signorotto per conservare i propri privilegi.
A Dio piacendo, potrà tranquillamente goderne per decenni senza dover dar conto, se non al suo signore e padrone che, nella prossima tornata elettorale potrà, insindacabilmente, decidere di indicarlo nuovamente o, cacciarlo via dal Paradiso, se avrà mangiato la mela.
Si è così introdotta, in dispregio del precetto costituzionale, tra le varie immunità di cui godono i parlamentari anche l’immunità politica.
Se prima quindi, il cittadino, nel pieno esercizio della sua sovranità, attraverso il controllo del suo operato e, dopo attraverso l’esercizio del voto poteva decretare la bocciatura del parlamentare inadempiente oggi, tutto ciò gli è precluso perché altri si sono arrogati tale diritto.
L’usurpatore è il solo legittimato ad assegnare le pagelle di fine anno, nonostante il suo operato ed anche in assenza di qualsiasi attività, e di indicarlo “onorevole rappresentante del popolo italiano”.
E’ qui che si compie e tocca il suo apice la truffa essendo il principio di rappresentatività e rappresentanza completamente disatteso.
Chi rappresenta, oggi, il Parlamento Italiano, quali interessi e con quale legittimazione.
Una volta sottratto, il parlamentare, dalla preferenza, dal controllo e perfino dal legame con il cittadino ed il territorio cosa sopravvive della rappresentanza degli interessi e del rapporto tra rappresentato ed il suo rappresentante, essendo il contratto non frutto di un accordo tra le parti ma, di un patto tra il rappresentante ed il re sovrano e tra questi ed il rappresentato.
Una sorta di cessione di credito anche se, in questo campo, forse, sarebbe più appropriata la formula “cessione di debito”.
In questo quadro è evidente che il parlamentare, ridotto anch’esso ad un fantasma di se stesso, declassato da peones a descamisados, non potrà far altro che operare così come gli sarà richiesto, non importa quante volte tradirà se stesso o gli elettori.
Allora, che contenuto può rivestire il titolo di onorevole, nei confronti di se stesso e degli elettori, una volta smarrito l’onore di rappresentare e di essere rappresentato.
Che onorabilità c’è nell’essere libero pensatore del nulla, vigendo ed imperando il pensiero unico del leader a cui ci si deve uniformare.
In passato, il deputato o il senatore alla forza delle proprie idee poteva accompagnare la forza del proprio consenso, poteva imporre la tutela di un interesse territoriale, di cui peraltro era a conoscenza essendo esso stesso espressione di quel territorio, grazie alla sua forza elettorale.
Oggi, anche tale legame è rotto.
Ogni legame vero con l’elettore è irrimediabilmente dissolto, frutto di una precisa volontà politica che accentra nelle mani di pochissime persone e, in futuro quando il sistema bipolare diverrà bipartitico magari solo due, i destini di un intero Popolo.
Tutto ciò mentre ipocritamente ci interroghiamo sull’opportunità di una Repubblica Presidenziale preoccupandoci di concentrare tanto potere nelle mani di una sola persona.
Oggi che concediamo deleghe in bianco e generiche a persone che, tutto sommato, godono di poteri ben più ampi di quelli Presidenziali, essendo i proprietari di fatto del Parlamento, mentre quelli sarebbero perlomeno delimitati all’interno dei confini di una Legge, cojn attribuzioni precise e responsabilità altrettanto precise.
Il pericolo è che il consolidamento di questo sistema mentre, renderà il politico sempre più di professione, se in grazia a chi di dovere, di converso, non ne garantirà la competenza e la capacità.
Al contrario, i criteri della scelta da parte del leader saranno inversamente proporzionali alla qualità, capacità, competenza ed impegno dei deputati e senatori sacrificati sull’altare del servilismo.
In verità, tra la passata e la presente legislatura stiamo già assistendo a tale fenomeno, con una crescente delegittimazione del Parlamento, sia con riguardo alla fonte della legittimazione stessa, non essendo più espressione del Popolo sovrano, sia per il maggior distacco crescente tra questo ed i propri rappresentanti sia ancora, e non da ultimo per la violazione del principio non scritto del “migliore di noi” eletto a nostro rappresentante.
E’ difficile riconoscere l’autoritas di un Parlamento siffatto, così com’è difficile, conseguentemente, osservarne le prescrizioni.
Venuto meno il rapporto di fiducia tra elettore ed eletto, unica fonte legittima e legittimante del mandato, come si può chiedere al cittadino di rispettarne la parola che si tramuta in Legge, magari su temi che coinvolgono la vita e la morte.
La fiducia non può essere mutuata da altri risolvendosi in una delega a terzi ma, abbisogna della conoscenza, della condivisione di valori, della stima nella capacità di individuazione e risoluzione dei problemi, di avere la profonda convinzione che sia stata riposta nel migliore in termini di impegno e capacità, necessita di rispetto, qualità che non possono essere garantite dall’
uomo del monte.
Esorto tutti pertanto a creare un grande movimento popolare che si riprenda la propria sovranità conferendo, nello stesso tempo, legittimazione, se non in termini legali senz’altro in termini politici, ad un Parlamento che ne risulta privo, restituendogli onore, dignità e rispettabilità perdute.
Maria Margherita Giannone.