lunedì 21 aprile 2008

ALEMANNO SINDACO


Il 27 e 28 aprile ci sarà il ballottaggio per le elezioni amministrative. Il Popolo della Libertà ha l’occasione di confermare o di riprendere la guida di tante amministrazioni provinciali o municipali.
La sfida più importante, in sé e per il grande valore politico, è quella per il Comune di Roma. La Sinistra punta su un riscatto, ma esiste la concreta possibilità che l’entusiasmo della vittoria alle “politiche” abbia un seguito al Campidoglio. Chi vive a Roma è poi ben consapevole di quanto essa sia stata mal governata negli ultimi decenni, e della necessità di un cambio di rotta serio e di sostanza.
Gianni Alemanno dà tutte le garanzie perché questo cambio ci sia. Lo attesta la sua felice esperienza come ministro delle Politiche agricole, la sua determinazione, la propensione a cogliere il cuore dei problemi, la voglia di fare bene, la fedeltà ai principi di quella tradizione che ha reso Roma la Città più bella e più amata del mondo.
Perché quella possibilità diventi reale è necessario il Vs. aiuto in questi ultimi giorni. Anche se non risiedete a Roma, a Roma avrete certamente parenti e amici: invitateli a votare Alemanno, sollecitateli a una scelta che va a vantaggio di tutti. L’avversario al secondo turno non è solo Rutelli; sono pure l’astensionismo e l’indifferenza: sarebbe veramente un peccato se per pochi voti di scarto – la partita si gioca davvero all’ultima scheda elettorale – sfuggisse un successo che è a portata di mano.
Alfredo Mantovano

Non ci sono più alibi.


Dopo il fascino ed il calore dei numeri, dopo una vittoria chiara e netta, deve ripartire la politica e la responsabilità di ognuno. Si riparte dunque per nuove sfide, per nuovi traguardi. Da oggi, da un domani vicinissimo, si riaprono le porte dei programmi e dei progetti. Per la Destra italiana, per Alleanza Nazionale sarà dunque tempo ed occasione per la giusta chiarezza, per la dovuta riflessione verso un partito unico che non deve spaventare e soprattutto verso un’azione di governo che deve rispondere con concretezza, pragmatismo e fermezza al delicatissimo momento sociale ed economico italiano ed europeo. C’è così da lavorare per i contenuti e le idee, per realizzare ambiti e spazi culturali in cui ritrovarsi, momenti di analisi dei bisogni, delle risorse e delle risposte. C’è da lavorare per il Paese e scacciare così le misere velleità personali, i piccoli giochi di potere, i piccoli interessi di bottega, i piccoli potentati di provincia, le tentazioni di ottusa visibilità ad ogni costo, dell’interdizione a tutto campo. E’ questa l’agenda di lavoro da scrivere giorno dopo giorno con senso di responsabilità e senso di partecipazione. Ognuno nel proprio ambito per la ricchezza della politica. Parlare dunque, discutere e confrontarsi con animo costruttivo per dare voce ad ognuno, alle tante sensibilità, alle tante esperienze, ai tanti sogni, ai protagonisti di tante battaglie. Parlare con il senso della cultura e della politica alta attraverso un blog, sui giornali, nelle riunioni, negli incontri, nelle assemblee, in tutti i luoghi insomma idonei per uno scambio utile di idee e di progetti. A questo siamo chiamati tutti gettando dietro le spalle le inimicizie, gli insulti gratuiti, gli epitaffi e le derisioni che circolano con infantile e perniciosa abitudine.   

Da oggi, da domani non ci sono più alibi per nessuno perché il futuro si è già iniziato a scriverlo nelle urne.

Francesco Caccetta

venerdì 4 aprile 2008

Perchè votare, per chi votare.


Ci si avvia noiosamente verso la fine di una campagna elettorale dai toni spenti, dai contenuti evanescenti, così senza grande entusiasmo e senza grande partecipazione. Una campagna elettorale che doveva sancire il forte desiderio della riscossa e del rilancio, che doveva riunire tutto il popolo di centrodestra, che doveva risultare di rottura, nuova per contenuti, per uomini, per idee. Per quel cambiamento che inseguiamo invano da anni. La storia di questi mesi, di queste settimane è stata però tutt’altra cosa. Nessuna emozione da vivere, nessun sogno, nessun progetto alto per la guida del Paese. Solo un vociare fra pochi, un rilancio vicendevole al limite del grottesco di promesse ed aiuti, un inseguirsi confuso dietro sondaggi, dietro comunicati stampa, dietro parole e concetti per lo più in libera uscita. Vuote le piazze, le sezioni, vuoti i piccoli paesi, vuote le case. Se questo è lo scenario una domanda su tutte: perché votare? Se si sceglie evolianamente l’apolitia è logico e conseguente fermarsi a guardare la dissoluzione del sistema con disincanto e con la fierezza di non mescolarsi, se prevale viceversa la praxis e la ratio sarà allora opportuno partecipare e votare per difendere, con la rappresentanza di pochi, chi non ha difesa, chi è solo con i suoi problemi, chi è debole nella società oggi ancora più debole e crudele, per lottare fino in fondo. Per chi votare allora? Non ci sono piaciute le scelte da oligarchia, le liste misere e così lontane dalle realtà sociale, culturale e politica di ogni singolo territorio, non ci sono piaciute le lotte personali ed i toni arroganti del tutti contro tutti. Non c’è traccia della politica alta e nobile di cui si ha bisogno, di cui ha bisogno la realtà della famiglia italiana, di cui ha bisogno la società nel suo complesso, di cui ha bisogno il meridione per il suo rilancio, per la sua identità, per il suo futuro, per la sua fierezza. Votare Popolo della Libertà dunque solo per scongiurare razionalmente il pericolo peggiore degli affabulatori di mestiere, dei forti di sempre, degli speculatori dei bisogni e dei desideri, dei compagni di strada e di salotto dei poteri forti, di coloro che in fin dei conti hanno sempre con baldanza e tracotanza governato l’Italia. Votare Popolo della Libertà dunque con fastidio e rabbia, turandosi il naso come lontanamente suggeriva Indro Montanelli in un tempo passato che oggi è purtroppo ancora presente. Anche per colpa nostra!
Francesco Caccetta