lunedì 7 gennaio 2008

Trenta anni da Acca Larentia


Anche se gli anni passano e le storie si dilatano, si scoprono nuovi orizzonti e si imboccano nuove strade, i ricordi di ieri devono essere sempre vivi in una comunità di idee e di valori. Ripensiamo dunque al 1978, a quel tragico 7 Gennaio, ricordiamo il cielo livido di Roma, la paura ed il dolore, le lacrime, le urla e gli spari, il sangue. Ricordiamo i volti di Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta, Stefano Recchioni, ricordiamo l’odio e la violenza. Trenta anni che sembrano oggi appartenere ad un altro mondo, ad un’altra generazione. Ma per loro, per la forza delle loro idee, per il loro sacrificio, vada oggi un pensiero gioioso da ognuno di noi. Per loro risuoni oggi come ieri il grido solenne: Presente!
Francesco Caccetta

19 commenti:

Anonimo ha detto...

Presente!
Vittorio C.

Anonimo ha detto...

Presente!

Anonimo ha detto...

Presente!
Roberto Tundo

Anonimo ha detto...

Presente!
Graziano De Tuglie

Graziano ha detto...

Piansi tanto, Piansi da solo nel mio letto dopo che il GR2 delle 7,30 diede le notizie della tragedia. Avevo 21 anni e da sette mi battevo per le stesse idee che erano costate la vita a quei miei coetanei che non avevo conosciuto e che sentivo miei fratelli
"chi divide pane e morte
non si scioglie sulla terra"
Pensavo al giugno dell'anno precedente, alla sparatoria dopo il comizio di Pino Rauti in piazza Sant'oronzo, agli incidenti del 19 novembre in piazza Mazzini, vicino a Porta Napoli, alla salvezza chiusi nella Federazione di via Vignes.
Ma loro erano morti, morti, come Ugo Venturini a Genova, come Giralucci e Mazzola a Padova, come Stefano e Virgilio Mattei aRoma, come Falvella a Salerno, come Enrico Pedenovi a Milano.
Che democrazia era questa che vedeva in noi i figli di un dio minore della cui carne si poteva continuare a fare macello indisturbati.
Da Allora ogni anno la mia Befana è stata ricordare quei ragazzi che diedero la Vita per quell'Idea che mi sedusse tanti anni addietro e che ancora mi tiene legato come la più possessiva delle amanti.
Sono passati trenta anni; oggi ho 51 anni ed io ho vissuto tutti questi anni ma a loro non è stato concesso. Non è stato concesso da coloro che si sono erti a Dio per decidere della vita di chi aveva idee diverse.
Quando guardo a tutti questi anni trascorsi pernso che a me è stato concesso di viverli e che loro si sono fermati allora.
"Dulce et decorum est pro patri mori".
Se Tutti ricordassimo quei ragazzi e quei giorni tremendi eviteremmo tante porcherie che hanno svilito il nostro mondo ideale.
Presente! Presente! Presente!
Graziano De Tuglie

Anonimo ha detto...

Graziano hai toccato il cuore di ognuno di noi con il tuo intervento. La penso esattamente come te.

Anonimo ha detto...

Presente!

Anonimo ha detto...

presente... presente... presente... e quanto facciamo nel nostro quotidiano per onorare quel sacrificio? troppo poco, forse nulla.

Anonimo ha detto...

Trenta anni: un periodo lunghissimo che percorre una parte importante della storia d’Italia e che ci ricollega a fatti remoti, che sono ancora sostanza bruciante nei nostri cuori e nei nostri cervelli.
Stiamo parlando dell’anniversario della strage di Acca Larenzia che, appunto trenta anni fa, insanguinò Roma con la morte di tre giovani militanti del Msi e del Fronte della Gioventù: Francesco Ciavatta e Franco Bigonzetti per mano comunista e Stefano Recchioni per mano di un ufficiale delle forze dell’ordine.
Quella strage fu un vero spartiacque nella storia tragica degli anni di piombo che va ricordato bene agli storici “ufficiali”, troppo inclini a fare confusione su quell’epoca. E’ vero che negli anni ’70 e ’80 ci fu una guerra civile strisciante, che non fu soltanto terrorismo ma violenza diffusa, tale da coinvolgere decine di migliaia di giovani di destra e di sinistra in una vera e propria guerra civile strisciante, che lasciò sul campo tante vittime da una parte e dall’altra.
Però questa è una verità incompleta: bisogna anche aggiungere che fino al 7 gennaio 1978 l’aggressione fu quasi esclusivamente da una parte sola. Dopo le contestazioni sessantottine, dopo i successi dell’Msi nei primi anni ’70 e a seguito dell’inizio della strategia della tensione stragista, per un lungo periodo si ammazzava a senso unico. Tanti episodi orribili, a cominciare dal rogo dei fratelli Mattei, servirono a dare concretezza all’orribile slogan “uccidere un fascista non è reato” e a fare da battesimo del fuoco per chi voleva essere ammesso nelle file delle organizzazioni terroristiche vere e proprie.
Su quel periodo c’è uno spesso velo che nasconde verità su cui anche la sinistra ufficiale non ha ancora fatto i conti fino in fondo, per comprendere la genesi della lotta armata. Fu l’antifascismo militante ad essere il vero incubatore del terrorismo di sinistra e, per reazione, di destra. Il tutto nell’assoluta indifferenza, nell’ignavia, dell’Italia democristiana e dei poteri forti dell’informazione, che si accorsero dell’esistenza della violenza comunista solo dopo il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro, cinque mesi dopo la strage di Acca Larenzia.
Ecco perché reclamare giustizia e verità per questi ragazzi non ha solo un enorme valore umano e spirituale: ha una grande importanza dal punto di vista politico e culturale per sradicare fino in fondo tutte le dinamiche dell’odio che ancora esistono all’interno della nostra comunità nazionale. La pacificazione nazionale, il superamento degli odi ideologici del passato, affondano le loro radici in un grande processo di comprensione della verità storica, nella memoria di fatti e responsabilità che non possono essere dimenticati. Fino a quando in Italia non si farà chiarezza sulla strategia della tensione stragista e sul ruolo tragico dell’antifascismo militante, non ci potrà mai essere una vera e profonda ricomposizione nazionale.
Ma c’è un altro monito che ci viene da Acca Larentia. Che valore ha oggi il sacrificio di quei ragazzi e di tutti coloro che sono morti facendo politica a destra in quegli anni? Ne dobbiamo parlare come vittime sacrificate in una battaglia cieca e senza speranza, oppure sono ancora oggi un esempio e un valore di eroismo da additare alle giovani generazioni? E’ evidente che noi crediamo nella seconda ipotesi perché – ancora oggi e forse più di ieri – diamo valore alla militanza, alla Politica come atto di amore nei confronti di un popolo e di dedizione in valori da incarnare nella realtà sociale.
Nella crisi della politica che stiamo vivendo in questi mesi molte sono le ricette che vengono proposte dai diversi commentatori. In genere sono ricette che portano ad un “ridimensionamento” della politica, intesa semplicemente come buona amministrazione, come procedura tecnica per prendere decisioni. Noi, invece, crediamo che la strada sia esattamente opposta: la politica si salva se va verso l’alto, se torna ad essere passione, spiritualità applicata al sociale, milizia e spirito di servizio.
Di tutto questo i nostri giovani degli anni ’70 sono stati esempio fino al più alto sacrificio. Non sono vittime, sono persone che sono state uccise perchè facevano politica, sapendo di rischiare e accettando consapevolmente questo rischio. Per tutti gli anni ’70 e ’80 chi alzava la serranda di una sezione dell’Msi, chi distribuiva un volantino, chi attaccava un manifesto, sapeva perfettamente i rischi che correva e ne era fiero. Ecco perché, per noi, questi ragazzi sono degli eroi e non delle vittime.
Questa è la sfida che abbiamo di fronte: saper conciliare la passione per la politica, il senso spirituale della militanza, con il rispetto per chi la pensa diversamente, rifiutando ogni tentazione di trasformare la passione in odio. Senza mai consentire che l’ipocrisia nasconda la verità e la giustizia su cui si deve fondare la pacificazione nazionale e senza mai dimenticare che l’avversario politico è un altro italiano che sta cercando, su strade diverse, di impegnarsi per il nostro stesso popolo.
Se riusciremo in questa grande sfida di rigenerare la militanza politica senza furore fazioso, allora saremo veramente degni del sacrificio di chi ci ha preceduto.
Gianni Alemanno
dal Secolo D'Italia
dell'08 gennaio 2008

Anonimo ha detto...

Presente
Giancarlo Erroi

Anonimo ha detto...

PRESENTE!
COMUNITA' MILITANTE "NANNI DE ANGELIS" GALATONE

Anonimo ha detto...

PRESENTE!

Anonimo ha detto...

Presente!

Anonimo ha detto...

PRESENTE!

Anonimo ha detto...

PRESENTE!
Francesco Zuccaro AG Melissano

Anonimo ha detto...

"CELEBRE E' LA SORTE, BELLO E' IL DESTINO, ALTARE E' LA TOMBA, MEMORIA E' DEGLI AVI, IL LAMENTO FUNEBRE E' LODE" (Simonide)

Anonimo ha detto...

Presente!
X Antonio Buonfiglio

Anonimo ha detto...

Presente!
Presente!
Presente!

Anonimo ha detto...

Presente!
(il blog l'ho scoperto solo ora. Complimenti a tutti voi)
LUIGI C.